Venerdì 17 febbraio, nella trasmissione radiofonica Focus Economia, condotta quotidianamente da Sebastiano Barisoni, si è parlato di Bitcoin, dedicando alla criptovaluta l’intervento quotidiano dei “100 secondi di Radio 24”.
Alessandro Plateroti, vicedirettore “Il Sole 24 Ore”, in poco meno di due minuti, ha descritto il trend di crescita della valuta, passata da 0,40 dollari a 1.040,00 dollari per unità nel giro di pochi anni.
Caratteristiche principali della valuta virtuale sono 3:
- E’ indipendente da qualsiasi autorità di controllo e dalle banche;
- I movimenti non possono essere tracciati, rendendo quindi impossibile risalire al beneficiario di un pagamento;
- Grazie alle prime due caratteristiche, è utilizzata per attività illecite: prima tra tutte quella legata al pagamento dei riscatti relativi ai ransomware.
Il motivo della crescita del valore del Bitcoin è stato legato alla semplicità d’uso e al fatto che è possibile effettuare pagamenti in modo semplice e per qualsiasi tipo di attività. Io sono invece dell’idea che buona parte della crescita sia legata all’utilizzo illecito della valuta.
Premetto che non sono un economista, e che forse le mie congetture potrebbero essere errate, ma facciamo due conti della serva.
Nel primo quadrimestre del 2016 sono stati pagati circa 210.000.000 di dollari in riscatti ransomware. Ipotizzando l’assenza di crescita del fenomeno (purtroppo non è così: il fenomeno cresce, eccome!!) possiamo dire per difetto che nel 2016 sono stati pagati circa 650.000.000 di dollari in Bitcoin solo per attività illecite e solo legate ai ransomware.
In circolazione, nel momento in cui scrivo, ci sono circa 16.000.000 di Bitcoin (va tenuto presente che il numero massimo di Bitcoin che potrà circolare è di 21.000.000), quindi il valore movimentato nel 2016 grazie ai ransomware è stato del 4% del totale. A mio avviso la cifra è significativa e destinata ad aumentare, anche in virtù del fatto che pare siano 2 su 3 le aziende disposte a pagare per riottenere i dati sequestrati.
Ma chettefrega dei Bitcoin?
Molto semplice: se fino a ieri pensavi di poter vivere alla giornata, senza mettere in piedi dei sistemi e delle strategie a tutela dei tuoi dati, oggi sappi che i numeri sono cambiati. Se fino a un paio di anni fa recuperare i dati pagando i criminali ti sarebbe costato 300/500 Euro, oggi vedo chiedere 2,5/3,0 BTC ad infezione, quindi potresti trovarti a dover scegliere se pagare 3.000 Euro o anche di più.
Il trend è in crescita e i Bitcoin sono quasi finiti:
- a gennaio 2011 un Bitcoin valeva 0,4 dollari;
- a gennaio 2016 valeva 370 dollari;
- a gennaio 2017 eravamo a 770 dollari;
- oggi, dopo un mese e mezzo, siamo a 1.040 dollari.
Il conto è semplice. Un ransomware preso a gennaio 2016, chiedendo 1,4 BTC, sarebbe costato al malcapitato imprenditore circa 500 Euro. Oggi la stessa infezione costerebbe circa 1.400 Euro.
Ultimamente, a seguito di infezioni, vedo chiedere un numero di Bitcoin vicino ai 4. Parliamo di una potenziale perdita di 4.000 euro a seguito di un click sulla mail sbagliata.
Tu cosa ne pensi? Ha senso continuare a correre il rischio lasciando l’infrastruttura informatica aziendale scoperta? Oppure ha senso investire sulla sicurezza?
A mio avviso, non facendo nulla, trovarsi in una situazione spiacevole diventa solo una questione di tempo. Il rischio è che domani verranno chiesti 6.000, 8.000 o anche 10.000 euro per poter rimettere le mani sui propri dati. Cifre che le aziende più piccole potrebbero non potersi permettere.
Mi piacerebbe ricevere un parere da chi di professione non fa l’informatico. Vorrei che scendessero in campo le vittime e che dicessero la loro. Credo che dall’argomento possa nascere un bellissimo scambio di opinioni, quindi non indugiare.
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